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di Laura Grifi

L’esperienza dei Centri Antiviolenza e le principali disposizioni nazionali e internazionali in materia di violenza di genere, affermano che la violenza ha matrice culturale e dipende dai rapporti storicamente diseguali tra i sessi. La discriminazione delle donne alimenta la violenza nei confronti delle stesse e viceversa. Pertanto, una delle misure di prevenzione necessarie è quella di promuovere un cambiamento culturale che elimini pregiudizi, costumi, tradizioni e qualsiasi pratica basata sull’idea dell’inferiorità della donna o su modelli stereotipati dei ruoli di donne e uomini. La cultura quindi può legittimare o dissuadere dal commettere un atto violento. La nostra cultura è ancora intrisa di stereotipi e pregiudizi che relegano la donna in una posizione subordinata?

Non abbiamo trovato un’indagine statistica, che valuti a tutto tondo l’incidenza del sessismo nella cultura italiana, considerando in maniera esaustiva i valori, il linguaggio, le norme, gli stereotipi e le pratiche che perpetriamo e tramandiamo. I pochi dati a nostra disposizione ci dicono che le donne sono meno indipendenti dal punto di vista economico e meno rappresentante nelle sfere decisionali della società. Donne e uomini ritengono che il genere femminile sia più discriminato e più spesso si trovi costretto a rinunciare alle proprie aspirazioni e ai propri desideri. In Italia, le donne sono presenti negli organi istituzionali solo per un terzo; nessuna donna è mai stata eletta Presidente del Consiglio o della Repubblica. Riguardo all’occupazione, le donne lavorano meno, sono pagate la metà e ricoprono mansioni di livello più basso. Il 40% della popolazione ritiene ancora che la donna avrebbe potuto evitare la violenza subita. Anche le statistiche confermano che c’è ancora molto lavoro da fare.

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GLOBAL GENDER GAP REPORT 2015

L’Italia si posiziona al 41° posto su 145 paesi per quanto riguarda l’uguaglianza di genere. Quattro le dimensioni analizzate: salute, istruzione, partecipazione politica ed economica. I valori vanno da 0 (disuguaglianza di genere) a 1 (uguaglianza di genere).

STEREOTIPI, RINUNCE E DISCRIMINAZIONI DI GENERE

(Istat, 2011)
La ricerca sintetizza che per la maggioranza della popolazione (57,7%) la situazione degli uomini nel nostro Paese è migliore di quella delle donne: lo pensano le donne (64,6% delle intervistate) più degli uomini (il 50,5%). Per quattro persone su dieci (43,7%) la donna è vittima di discriminazioni. Il 44,1% delle donne, contro il 19,9% degli uomini, ha dovuto fare qualche rinuncia in ambito lavorativo a causa d’impegni e responsabilità familiari o per volere dei propri familiari.

 

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